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Daniele Izzo ci guida ancora una volta nel selvaggio Abruzzo, alla scoperta delle Gole di Fara San Martino. Il trekking è adatto a tutti, anche ai più piccoli. Il grado di difficoltà, infatti, dipenderà esclusivamente dalle scelte personali. 

 

TREKKING: LE GOLE DI FARA SAN MARTINO, LA PETRA D’ABRUZZO 

L’Abruzzo è una matrioska. Ogni scorcio riserva sempre una sorpresa, un panorama da scoprire. Far corrispondere pensiero e realtà è praticamente impossibile. Qui la natura trova sempre il pertugio per stupire. 

È così che curva dopo curva, metro dopo metro, lo stupore ci accompagna tra queste millenarie montagne, da sempre ostili, e forse per questo così affascinanti. Acque dalle sfumature turchine, canyon, lasciti dell’antichità, fauna locale, tratti lunari e tanto altro ancora: queste sono solamente alcune delle cose che potrete ammirare visitando le Gole di Fara San Martino. Un selvaggio angolo di paradiso immerso nel Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo. Per cui zaino in spalla, si parte!

Lasciata la macchina nell’ampio parcheggio antistante il punto di partenza del trekking, in località Villa Comunale di Fara, si comincia l'itinerario. La scena iniziale che l’Abruzzo ci propone dopo pochi metri è incredibile. Il verde, l’azzurro e il bianco della roccia si mescolano creando sfumature di stupore nell’occhio del viaggiatore che si trova dinnanzi le Sorgenti del Fiume Verde. Una sorta di ‘Benvenuto’ che non può non lasciare estasiati ancora prima di iniziare a collocare visivamente l’obiettivo della gita. Per raggiungere il grosso masso posto davanti all’ingresso delle gole bisognerà infatti costeggiare il torrente e percorrere una leggera salita. Solo allora l’occhio tasterà da vicino cosa lo aspetta. Eccole, le gole di Fara San Martino. Uno spaccato nella millenaria roccia del versante orientale della Majella. L’inizio di un vallone con caratteri di fossa che conduce alla vetta più alta dell’intera catena: il Monte Amaro (2793m, leggi descrizione della salita dalla via normale). 

 

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Passo dopo passo, l’aria si farà gelida e la sensazione di entrare in un imbuto sarà difficile da contrastare. Le suggestive gole, canyon di roccia appenninica creato ad arte dalla natura, sono larghe appena due metri e lunghe trenta. In alcuni punti il transito bidirezionale è veramente difficile. Prestate perciò attenzione. Anche perché ciò che vi attenderà al di là della strettoia è qualcosa di inaspettatamente bello: il monastero di San Martino in Valle. Uno scavo archeologico, incastonato tra i due lembi della montagna come un diamante, riportato alla luce di recente. Il valore del monumento in questione non è solamente simbolico, ma anche naturalistico. Nei pressi della struttura è infatti possibile ammirare un affioramento di rudiste, molluschi estinti milioni di anni fa ma che sono ancora ben visibili in loco. Un piccolo dettaglio che ben rende l’idea di ciò che ho scritto sopra: l’Abruzzo è una matrioska. 

Superate le gole, che leggenda vuole furono aperte da San Martino con la forza delle braccia per consentire alla popolazione di accedere più velocemente agli alti pascoli della Majella, e lo splendido monastero a lui intitolato, il trekking si fa più impegnativo e inizia a risalire le pendici della ‘Montagna Madre’. Il paesaggio è piuttosto vario. Si susseguono spazi aperti e chiusi, radure di roccia (che non si stenta a definire ‘lunare’) e zone boschive dalla folta vegetazione. Il tutto sotto l’occhio vigile dei caprioli, protagonisti assoluti delle faunistiche recite in questa zona. 

Da qui, continuando a salire, si può addirittura arrivare al Monte Amaro. Sono nove ore di dura salita, tra salti di roccia e panorami mozzafiato.

Tuttavia, il bello di questo angolo d’Abruzzo è che l’escursionista può scegliere in maniera autonoma, in base alla sua esperienza, all’attrezzatura, al grado di difficoltà e alla fatica, quanto far durare la passeggiata e quali obiettivi intermedi raggiungere. Il più gettonato, poiché giusto mix tra la semplice passeggiata al Monastero e la complessa ascesa alla vetta madre, è Bocca dei Valloni. Un ‘waypoint’ soddisfacente, situato a quota 1076m, che permette di godere di due ultime meraviglie naturalistiche: la Fonte di Vaiz Long (a quota 767m) e quella delle Vatarelle (952m). 

 

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Caratteristiche tecniche:

  • Lunghezza: 8,2 km
  • Durata: 4h
  • Difficoltà: E
  • Dislivello complessivo: 1.199m
  • Punto più alto: 1.078m
  • Punto più basso: 456m

 

Consigli utili: 


Iniziamo dal più banale: macchina fotografica sempre a portata di mano.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua e i punti di ristoro, esattamente alla partenza del percorso troviamo un bar/ristorante.

Venendo, infine, ai consigli inerenti il tracciato: in primis prestare attenzione all’alto. Essendo all’interno di una gola non è raro che possano rotolare giù delle pietre. Perciò occhi ben aperti. Secondo: una volta all’interno della gola abbiate sempre rispetto delle altre persone. Il transito è difficoltoso, vista la strettoia. Per cui non attardatevi più del dovuto a fare foto: tutti devono godere dello spettacolo delle Gole di Fara San Martino. 


Buona camminata, Daniele.

Clicca qui, per la slidegallery completa dell'itinerario.

 

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