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Questa volta il trekker spezzino Daniele Izzo ci conduce in uno dei luoghi più affascinanti dell'Appennino, Campo Imperatore, e ci guida in una bella escursione itinerante lungo i sentieri usati dai pastori, che consente di ammirare panorami che suscitano forti emozioni. Ecco qui il suo racconto.

 

Trekking: sui sentieri dei pastori (Campo Imperatore, Appennino)

«Questa piana tra altissimi monti fa un bellissimo vedere. Quando i pastori vi sono con gli animali a pascolare, par esser uno esercito grossissimo a vedere tante capanne e tante tende, massime la sera quando tutte hanno acceso i fuochi.»

Il tempo sembra essersi fermato a Campo Imperatore da quando, nel 1573, Francesco de Marchi, primo a salire il Gran Sasso, scrisse ‘il Corno Monte’. Montagne, rocce, ghiaia, pascoli brulli e terra battuta, pastori, bestiame e transumanza. Tutto come allora. Se non fosse per una manciata di rifugi, che da queste parti fanno rima esclusivamente con arrosticini, ed una lingua d’asfalto conducente soltanto alla sua fine, agli oltre 2000 m del piazzale, alla località vera e propria. Qui, un albergo chiuso, e dall’intonaco rosso mattone, sempre più provato dal tempo che passa fu testimone della prigionia più alta del mondo, dalla quale Mussolini scappò dopo appena 15 giorni nel corso della così detta ‘Operazione Quercia’ del ’43; un ostello (aperto); gli impianti da sci (con l’unica, storica, Funivia degli Appennini), e l’osservatorio astronomico. Oltre ciò sono da sempre luce, vento e nuvole, a modellare i colori e la drammaticità di un paesaggio desertico. Sito che vive in un tempo tutto suo, pressoché immobile, e in uno spazio che Fosco Maraini, noto appenninista, paragonò in piccola scala alla valle di Phari Dzong, coniando il termine di Piccolo Tibet che è ancora oggi d’uso comune.

 Trekking Campo Imperatore 3

Trekking Campo Imperatore 1 

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Tratturi millenari solcanti la piana di Campo Imperatore sono diventati oggi sentieri di montagna. Di ogni difficoltà, lunghezza ed esposizione, essi permettono a chiunque di godere dell’unicità del luogo. Perciò: zaino in spalla! Andiamo alla scoperta della transumanza, tra lingue di ex ghiacciai, laghetti alpini e prati sterminati, immersi in quella ‘ruspantezza’ caratteristica dell’Abruzzo, dove tutto non è curato, leccato, levigato e costoso come in altre regioni, ma è più vero, diretto, ed originale.  

La Strada Statale 17 bis permette di raggiungere Campo Imperatore, e offre la possibilità di parcheggiare praticamente ovunque ai suoi lati per intraprendere qualsivoglia sentiero. Incontrata una grossa curva verso destra (500 m dopo il Rifugio Mucciante), parcheggiamo l’auto nei pressi di un’imponente lingua detritica. La bramosia di montagna che il luogo trasmette è elevatissima, bensì pare chiaro fin da subito come Campo Imperatore esiga serenità, indugiando tra le numerose occasioni di sosta e ammirazione che si proporranno man mano. E la prima bisogna concedersela non appena dopo aver messo piede fuori dall’auto. Siamo nel gruppo montuoso del Gran Sasso: precisamente sul versante della lunga catena montuosa che prende origine dal Vado di Corno (1924 m) e prosegue fino ai monti Prena (2561 m), Camicia (2564 m) e Siella (2000 m), erti esattamente di fronte a noi. Possibile notare fin da subito come il versante in questione sia caratterizzato da aride ed assolate pareti rocciose dalla conformazione molto articolata, dove bianco e grigio predominano senza discussione su qualsiasi altro colore (vedi slidegallery a fine articolo). 

 

Trekking Campo Imperatore 2

 

 

Un grosso cartello informa il gitante dello start del Sentiero 250, ma anche del fatto che Campo Imperatore abbia ospitato Terence Hill e le riprese del film "…Continuavano a chiamarlo Trinità". Nel corso degli anni, infatti, l’altopiano ha ospitato innumerevoli produzioni cinematografiche e pubblicitarie: le caratteristiche uniche del paesaggio, le particolari situazioni climatiche ed il contesto ambientale esclusivo sono gli elementi che hanno scomodato persino Hollywood, la quale non è rimasta insensibile al fascino di tal territorio. Immaginando, quindi, di vedere Don Matteo e la sua spensierata pedalata tra i Monti della Laga, scendiamo nel sottostante canale sabbioso conosciuto con il nome de ‘la Fornaca’. Protezione solare ed acqua non possono mancare nel vostro zaino quando c’è da percorrere qualche chilometro su un fiume di sabbia di colore bianco. Attenzione! Qui non vi è una vera e propria traccia: seguite il letto del fiume.

Senza mai perdere quota, poco dopo aver oltrepassato un piccolo stazzo, risaliamo la sponda est del letto detritico laddove incontriamo una serie di paletti segnanti la carrareccia che conduce al rudere di un'ex miniera di bitume mai entrata in funzione, poiché finita di costruire proprio durante lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

In concomitanza con il curvone finale che porta all’edificio abbandonato, però, lasciamo la carrareccia in direzione ovest al fine di guadare nuovamente il fiume detritico. Ci troviamo esattamente alla base del Monte Veticoso, incastonati come diamanti tra il Monte Prena ed il Monte Camicia. Davanti a noi un’opera in muratura permette lo scorrere delle acque che la primavera porge come dono a causa dello scioglimento dei nevai invernali. Chiudete gli occhi: siete sulla Luna.

 

Trekking Campo Imperatore 4 

Guadato il fiume di detriti e risalitane la sponda ovest, il sentiero si riunisce alla parte finale della Via Cieri: una via inaugurata nel 1986, intitolata a Raffaele Cieri, Pugliese, medico degli alpini, decorato con medaglia di bronzo al valore militare, che porta prima alla vetta del Monte Infornace, e poi a quella del Prena. Il sentiero è malcelato dalle graminacee, ma comunque intuibile grazie a qualche sasso disseminato qua e là. Perdersi o, peggio, incappare in pericolosi fuori sentiero, su questi sterminati prati è praticamente impossibile. Lo spazio è smisuratamente a portata di passo.

Con lo sguardo vagante dalle vette pietrose ad un orizzonte apparentemente senza confini, aggiriamo il Colle Paradiso (1850 m) e percorriamo velocemente l’ultimo rettilineo che, tra recinti di ovini e casolari, conduce in meno di mezz’ora nuovamente sulla Statale 17 bis a qualche chilometro di distanza da dove l’auto è posteggiata. 

Ricongiuntisi, quindi, alla strada nei pressi della deviazione che porta a Santo Stefano di Sessanio, abbiamo due opzioni: seguirla oppure costeggiarla, cercando tra l’erba gli antichi tratturi usati dai pastori nella transumanza. La direzione rimane la stessa: nord ovest verso il Lago Pietranzoni, nelle cui acque il Gran Sasso si specchia orgoglioso. Incamminatici tra i fili d’erba che grattano le caviglie, senza mai perder di vista la lingua d’asfalto che tiene idealmente la nostra mano, ci facciamo avvolgere tutti i sensi dal paesaggio primordiale che ci circonda, dove il tempo sembra essersi palesemente fermato. I passi si susseguono come un filo immaginario e capriccioso, mentre qualche pino tenta invano di interrompere la (bellissima) monotonia paesaggistica di una rada vegetazione ed il Gran Sasso sembra lì, a portata di mano. La strada si biforca: seguiamo per Campo Imperatore.

Dopo neanche 200 m in direzione est una carrareccia, il Sentiero 212, si stacca inoltrandosi nella piana, in direzione lago (per proseguire poi fino a Vado di Corno ed al Monte Aquila). La piana di Campo Imperatore presenta molti specchi d’acqua naturali. Alcuni perenni, altri con vita limitata allo scioglimento dei nevai invernali. Il più celebre di tutti è la meta del trekking: ‘lo specchio del Gran Sasso’, al secolo Lago Pietranzoni. Un bacino, posto a 1660 m, caratterizzato da acque gelide e movimentate nelle quali si riflette l’emozionante natura che lo circonda e, in particolar modo, il Corno Grande del Gran Sasso. Un numeroso gregge di ovini, guidati dal pastore, giunge contemporaneamente a noi sulle rive del laghetto per abbeverarsi.

 

Green Concept Map Chart

Green Purple Simple Strategy Map Chart

Screenshot 2020 07 19 Itinerario da un GPX Track il 19 luglio 2020 

Ne abbiamo ripercorso le antiche tracce per ritrovarlo al termine del cammino. Il Pastore ed il suo gregge. Un simbolo di continuità tra passato e futuro che regala, a chi osserva, il senso di un’appartenenza territoriale, che si declina in devozione simbiotica con la natura. Una vita rurale fuori dal tempo trasudante quell'afflato che è essenza stessa del mondo della pastorizia. 

Volge così formalmente al termine il trekking di Campo Imperatore (per tornare alla macchina basta seguire la SS17 bis oppure, se in compagnia, farsi spostare la vettura). Dove dominano silenzio e vastità ed è ricercata pace e solitudine mentale dal gitante. Altrimenti non sarà possibile sbirciare tra gli scorci della Piana, puntellati di pecore come stoffa preziosa su cui riflettono schegge di luce: l’emblema di una terra che sa di genuinità e candore, dove il tempo si è palesemente fermato. O, forse, non è mai decorso.

Buona passeggiata. Daniele Izzo

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