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La Val Grande è nota per essere l'area di Wilderness più grande d'Italia, e davvero suscita sensazioni intense quando si è al suo cospetto. L'escursione da Ompio al Monte Faiè è un breve e semplice itinerario che consente di assaggiare la magia di questa zona protetta.

 

Trekking: Monte Faiè da Ompio (Parco della Val Grande)

 

L'autunno è una stagione speciale per camminare: colori e giochi d'ombra e di luce, aria frizzante, ritmi della natura che iniziano a rallentare in vista dell'inverno regalano un'atmosfera tranquilla che induce alla meditazione. Per questo, bisogna godersi questo tempo sospeso.

Domenica 22 ottobre 2023, avendo a disposizione solo una parte della giornata, ho scelto un itinerario non troppo impegnativo, ma al tempo stesso panoramico. Ed ho scelto di andare in Val Grande, territorio che voglio scoprire sempre più in profondità. L'attenzione è così caduta sul Monte Faiè, semplice rilievo panoramico, a cavallo sulla selvaggia Val Grande e sul medio Verbano. Due mondi a confronto: natura incontaminata e natura addomesticata.

Oltre al fascino dei luoghi, c'è anche da considerare che il viaggio di andata e ritorno in macchina da Milano, anche di domenica, non costringe ad imbottigliarsi in interminabili code.

Il punto di partenza si raggiunge abbastanza agevolmente (vedete nostra traccia qui sotto): si deve percorrere tutta la carrozzabile (Via Ompio) che dalla SS34 sale all'Alpe Ompio. Fate attenzione se avete una macchina larga, perchè il transito per l'abitato di Bieno è limitato a veicoli inferiori a 2,2 m di larghezza. Altrimenti, salite da Verbania, passando per Santino. La carrozzabile asfaltata finisce poco prima dell'Alpe. Si parcheggia lungo la strada, poco prima del termine del tratto asfaltato, oltre il quale l'accesso è limitato.

Calzati gli scarponcini, seguendo la chiara segnaletica s'imbocca la mulattiera che attraversa un bosco di castagni, passa nei pressi di alcune baite ristrutturare, conduce al Rifugio Fantoli, gestito dal CAI, gradevole punto di ristoro e di alloggio, a soli 15 minuti dalla partenza. Lasciato il rifugio a destra, si inizia salire un pendio pratoso, anche in questo caso seguendo i cartelli. Il sentiero svolta nettamente verso ENE, passando sopra un torrente, passa in mezzo ad alcuni rustici, e guadagna quindi il crinale che conduce al Faiè e separa il fondo toce dalla parte bassa della Val Grande. Fin qui il tracciato non presenta particolari problemi.  

 

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Dopo circa 1,5 km dalla partenza, a quota 1100 metri, si raggiunge un importante bivio. Proseguendo diritto, si scende i Val Grande e verso Corte Buè. Noi, invece svoltiamo a sinistra (OSO), ed iniziamo a salire il crinale nel bosco di faggi. Qui la traccia inizia a diventare più labile, soprattutto se a terra c'è parecchio fogliame. Ma basta seguire il crinale per non perdersi, facendo caso anche ai segni di vernice bianco-rossi, o gialli, che si trovano ogni tanto sugli alberi o sulle rocce. Alla nostra sinistra, verso Sud, iniziano ad apparire belle inquadrature del Golfo Borromeo del Lago Maggiore.

Dopo 2,2 km, a quota 1300 metri circa, si raggiunge un altro bivio importante. Svoltiamo a sinistra per arrampicarci verso la cima del Monte Faiè, sempre salendo nel bosco. A destra, invece, si va verso l'Alpe Caserecce e la Colma di Vercio. Da qui passeremo al ritorno (a meno che non vogliate percorrere in senso inverso questa parte dell'itinerario - maggiore distanza e minore pendenza per raggiungere la cima del monte).

Proseguendo, il sentiero inizia ad avere una pendenza accentuata (poco inferiore al 40%), e bisogna a tratti arrampicare nel sottobosco. Ma questo tratto dura poco: altri 300 metri di percorso e siamo in vetta.

Il panorama merita davvero: il Lago Maggiore domina chiaramente la scena con la sua distesa azzurra e chiara, e con le isole Borromee disseminate in questo tratto di lago che si allarga verso la sponsa Varesina.

Ma da qui si vedono altri 5 laghi! Verso sud, si riconosce il Lago d'Orta, separato dal Maggiore dalla mole del Mottarone. Sotto di noi, si vede lo squadrato lago di Mergozzo. Oltre la sponda Varesina, si vedono il lago di Varese, il lago di Monate e quello di Comabbio. Una terra decisamente ricca di acqua!

La scena è risultata per me ancora più interessante per la presenza di nubi vaporose e cumuliformi che lasciano filtrare il sole a tratti, creando giochi di luci ed ombre sul territorio e sulle acque sottostanti, ed un cielo variamente illuminato e contrastato.

 

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Per scendere, come faccio spesso, ho studiato la mappa per cercare di chiudere un anello, e non rifare semplicemente il percorso dell'andata a ritroso.

Così, ho proseguito verso Ovest, passando dall'Alpe Pianezza, e raggiungendo la Colma di Vercio. Qui, ho svoltato nettamente a destra (Est) e mi sono addentrato nel fitto del bosco di faggi, che ricopre il versante Nord del Monte Faiè.

La traccia qui diventa alquanto labile. Non distraetevi troppo, e fate caso soprattutto a degli ometti di pietra che vi assicurano di essere sulla retta via. A conferma di non aver sbagliato, tenete conto che dovete passare da un'evidente opera di presa di una sorgente, con un abbeveratoio poco sotto.

Il percorso apparentemente è meno significativo e più monotono, ma vi conduce ad una perla: l'Alpe Caserecce, sospesa sopra la Val Grande. La scena è emozionante e vi rapisce: qui, la vita (dell'uomo) si è fermata. La maggior parte degli edifici è diroccata, e solo qualcuno è stato manutenuto e ristrutturato. Gli edifici parlano, e raccontano la vita dei pastori nel secolo scorso. Ma è lo scenario naturale ad incantarvi: verso nord, si sviluppa la Val Grande, profondamente incisa dal torrente Pogallo, con i suoi boschi e le sue pareti vergini. La scena è la stessa da millenni.... Non c'è quasi traccia di presenza umana (gli altri alpeggi, dimessi, sono nascosti nella vegetazione). Tanta natura rapisce lo sguardo e la mente: non ci siamo quasi più abituati. La Val Grande ha un fascino che ammalia.

Ma basta voltarsi dalla parte opposta per tornare a vedere l'immagine, più rassicurante, ma forse meno affascinante del lago Maggiore e degli abitati che sorgono sulle sue sponde.

Riprendiamo quindi il cammino verso SSE, ammirando alcuni faggi secolari, e ritorniamo al bivio a 1300 metri di quota, dove ritroviamo il tracciato dell'andata, che ci riconduce al parcheggio, e nella civiltà. In sole due ore e quasi 7 km di cammino, abbiamo fatto un viaggio nel tempo.

Buona escursione. Fabio Muriano

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