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Il gruppo della Presolana è un insieme di monti esteticamente affascinante, per la natura e le forme della roccia dolomitica, per i panorami, e per la varietà di escursioni fattibili in questa zona. La salita da Colere al Rifugio Albani consente di assaggiare la bellezza di questi luoghi.

 

Trekking: Rifugio Albani (Presolana) da Colere (Carbonera)

 

In rete già si trovano alcune descrizioni di questa escursione. Io stesso le ho consultate trovandole piuttosto sbrigative o fuorvianti. Sul sito Rifugi di Lombardia, ad esempio, il punto di partenza della salita dalla località Carbonera di Colere, rimanda ad un luogo ubicato su Google Maps in provincia di Treviso....

E' vero che l'escursione è piuttosto semplice, ma per valutare bene cosa vi aspetta, ed anche alcune possibili varianti o integrazioni del percorso, ho ritenuto opportuno offrire questo articolo, basato sulla mia recente gita.

Colere, si trova in una diramazione della Val di Scalve, e, salendo dalla pianura, è raggiungibile tramite il passo della Presolana, oppure salendo dal Lago d'Iseo.

La salita al Rifugio dalla località Carbonera di Colere è quella che richiede di superare il minor dislivello (900 m), ed il minor tempo (2-2,5 ore). Si parcheggia nello spiazzo in corrispondenza della nuova ovovia che sale al Rifugio Chalet Pian del Sole (vedi nostra traccia qui sotto). Il sentiero è percorribile anche in inverno quando la traccia è battuta, e magari questo parcheggio potrebbe essere pieno per via degli sciatori. In tal caso, bisogna parcheggiare prima, in paese, per poi raggiungere il punto di partenza a piedi. Dal parcheggio, se alzate la testa e guardate verso Sud, vedete già la sagoma del Rifugio.

L'inizio del sentiero 403 è indicato da un cartello bianco rosso in Via Carbonera, in corrispondenza dell'edificio dell'Ecomuseo delle miniere Zanalbert. Nella prima parte, per circa 1 km, si tratta di percorrere la carozzabile con fondo in cemento che sale al Rifugio Chalet. Evidenzio che la strada ha pendenze subito accentuate, dell'ordine del 25-30%, e fa subito scaldare e sudare. Peraltro, corrisponde in parte alla recente pista da sci, con panorama di sassi e rocce rotte, francamente non attraente. 

Dopo 1 km, si abbondona la strada e s'imboccano i sentieri che entrano nel bosco. Francamente, questa parte più bassa del percorso, presenta una ridondanza di indicazioni di natura diversa che possono confondere. Oltre alla segnaletica bianco rossa del 403, trovate anche diversi cartelli di legno riservati agli scialpinisti. Comunque, per abbandonare la strada, dopo 1 km, o seguite un primo cartello in legno per gli sciaalpinisti (come abbiamo fatto noi), oppure, ancora meglio, fate ancora pochi metri e trovate una svolta a sinistra con la segnaletica bianco rossa del 403. Tra l'altro, su quest'ultima, la tempistica ci è apparsa abbastanza fantasiosa, talora allungando esageratamente, e talora accorciando i tempi, al di là della realtà. Per salire, considerate in media 2 ore circa, e, per scendere, poco più di 1,5 ore.

 

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Qualsiasi sia il sentiero imboccato, l'importante è che arriviate ad un riconoscibilissimo e gradevole ponte coperto in legno sul torrente Rino (1,2 km, 25 minuti dalla partenza - vedi slidegallery qui sotto). Da qui, il sentiero con alcune lunghe circonvoluzioni, inizia a risalire il versante ENE boscato, che scende dal rifugio e dal Pizzo della Presolana. Al bivio che trovate 100 metri dopo, vi consigliamo di ignorare la segnaletica in legno per gli scialpinisti, e di seguire, inizialmente, la segnaletica bianco rossa del 403 A (variante impegnativa), per poi abbandonare questa traccia, e svoltare a destra altri 100 metri dopo circa, tornando sul 403, che sale con minore pendenza (a meno che non vogliate arrampicarvi per il 403A per fare più in fretta - ma sappiate che, in tal caso, vi aspettano tratti con pendenza del 40% ...). Noi, invece, in salita abbiamo seguito ancora le indicazioni per gli sciatori, stando prossimi alla pista di discesa, panoramicamente poco gradevole (mentre in discesa - vedete la nostra traccia - abbiamo seguito il suggerimento qui appena fornito).

Dopo un lungo traverso in direzione NW nel bosco, si arriva, a quota 1460 metri circa, a toccare la pista da sci, ma si svolta decisamente a sinistra (freccia verde su un masso) per iniziare il lungo traverso verso SUD che ci porterà fin sotto la bastionata rocciosa dove sorge il rifugio. In questa parte centrale, la pendenza si riduce, tranne in qualche punto, scendendo a valori compresi tra il 15 ed il 20%, per tornare ad aumentare superati i 1550 metri di quota.

Dopo 3,1 km dalla partenza, a quota 1700 metri circa, si esce definitivamente dal bosco (poco prima si incontra il raccordo con il 403A), e si incrocia il sentiero 406. Si prosegue per il 403 che con un ampio giro in senso orario, su terreno roccioso, un po' scassato, supera gli ultimi 200 metri circa che mancano al Rifugio Albani. 

Ormai, la parete nord della Presolana, regno degli arrampicatori, si svela sempre più chiaramente, ed anche il panorama sulla Val di Scalve, con le bellissime Dolomiti Scalvine (Concarena e Cimon dalla Bagozza) appare a dominare la scena, verso Nord. Prima di raggiungere il Rifugio si incontra il bivio per il 402 di cui accenneremo dopo, ed una serie di edifici legati all'epoca delle miniere di estrazione di fluorite, galena, calamina e blenda, minerali ferrosi il cui pregio era noto sin dai tempi dei Romani. In questi edifici vivevano, in condizioni non facili, "fino a sessanta persone: uomini, donne, bambini. Una vita trascorsa nel ventre buio della montagna. Di quelle vite sono rimasti i segni: le ex baracche dei minatori dai tetti in lamiera, i carrelli arrugginiti fuori dalle miniere, i pali della teleferica con cui si trasportava il materiale fino alle laverie di Colere, un minuscolo campo di bocce in terra battuta, per i momenti di svago" (fonte https://www.montanarium.com/).

In poco più di due ore, e 4,3 km, si raggiunge, finalmente, il Rifugio.

 

 

Il rifugio sorge su un terrazzo strapiombante verso nord. Prati ondulati lo circondano fino alle pareti Nord della Presolana che ci colpiscono per la loro verticalità. Poco sopra il rifugio vi è una croce in cemento costruita dai minatori nel 1951, e ristrutturata nel 2018, da cui si può ammirare il panorama più completo.

Dopo aver, magari, assaggiato qualche piatto o un dolce al rifugio, è ora di scendere. Io, per ragioni di tempo, ho semplicemente ripercorso l'itinerario dell'andata, con qualche piccola variante (già sopra descritta).

Altrimenti, non avendo vincoli di orario, si può chiudere un ampio anello percorrendo il sentiero 402, che con alcuni tratti più ripidi, riconduce di nuovo giù in paese. In tal caso, al bivio a quota 1900 metri circa di cui abbiamo già scritto prima, in corrispondenza di un baitello grigio (vedi foto slidegallery), si seguono le chiare indicazioni della segnaletica bianco rossa, e si svolta a destra.

Buona escursione. Fabio

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Qui sotto la slidegallery dell'escursione

 

Il caratteristico ponte in legno sul torrente Rino
Salendo, all'uscita dal bosco
Bivio per il sentiero 402
Il Rifugio Albani
L'ingresso della miniera, nei pressi del rifugio
Le dolomiti Scalvine
 

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