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Un sentiero ad anello per scoprire le bellezze della Valle Giumentina, un’area suddivisa tra i comuni di Abbateggio e Caramanico Terme (PE), nel Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo. Meta del percorso, lungo ma non troppo impegnativo, è l’Eremo di San Bartolomeo in Legio: l’espressione più lucente del millenario patto di non belligeranza tra uomo e natura. 

 

TREKKING: L’EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO E LA VALLE GIUMENTINA (PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA, ABRUZZO)

 

Un’ora di macchina, forse meno, separa Roma, la capitale, dall’Abruzzo. Tuttavia, la sensazione che pervade il gitante è quella di un profondo e distaccato cambiamento: le chiassose meraviglie dell’Urbe sono lontane; hanno lasciato spazio a una natura imperturbabile, con la quale l’uomo è evidentemente sceso al compromesso di modificarne il meno possibile. Emblema di questo millenario sodalizio è l’Eremo di San Bartolomeo in Legio, incastonato come un diamante nelle terre ai piedi della ‘montagna madre’. Scavato nella roccia grigiastra, plaga della Majella, il luogo di preghiera di Celestino V è sopravvissuto alle prove del tempo fino a batterlo. Tuttavia, sintetizzare le bellezze di un’intera valle con l’imperturbabile bellezza di un monumento sarebbe estremamente riduttivo. La Giumentina, infatti, racchiude in sé zone di interesse storico, con le capanne di pietra a secco risalenti al paleolitico, e naturalistico, nonché una visuale privilegiata sul massiccio culminante con i 2793m del Monte Amaro (leggi descrizione della sua ascensione). Insomma, un negozio di caramelle al sapore di hiking tutto da scoprire. 

 

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L’itinerario trova partenza nel comune che, insieme a quelli di Abbateggio e Caramanico Terme, è una delle porte d’accesso alla Valle Giumentina: Roccamorice. Il piccolo paese, situato nella provincia di Pescara, è un luogo incantevole, pacifico, dal fascino tipicamente medioevale. Silenti boschi, schizzi di Medioevo e testimonianze del passaggio del Giro d’Italia (una statua di Eddie Mercx campeggia, infatti, nel viale del paese) accompagnano i primi metri di salita sulla strada provinciale che dal comune porta a Fonte Tettone – Blockhaus. Dopo qualche centinaio di metri, il tracciato lascia l’asfalto per incocciare la carrareccia che sale sulla destra e che, in pochi minuti, conduce dinanzi al ristorante ‘Macchie di Coco’. Ivi massima attenzione: le indicazioni per l’Eremo sono del tutto assenti. Scendiamo, quindi, nel sentiero che costeggia la sinistra del ristorante, addentrandoci sempre più nella valle sottostante.

Passo dopo passo, come d’incanto, il bosco si apre, lasciando spazio a un’immensa radura costellata di ginestre e adonidi curvate, il caratteristico fiore abruzzese che sembra voler reclamare la superiorità del giallo sul resto dei colori. Da qui in poi l’avvicinamento all’eremo sarà caratterizzato e scandito da tre croci. Poste su altrettanti speroni rocciosi, forse ad indicare luoghi di riflessione dove curare l’anima prima di intraprendere la vita eremitica, dominano la valle. Superiamo il trittico, scendendo sempre più verso il torrente, del quale è possibile udire lo scroscio delle acque in lontananza.

Poi, d’improvviso, il buio. L’erba lascia spazio alla pietra, la discesa a una ripida scalinata verso l’ignoto: non si vede dall’altra parte. Ci troviamo di fronte a un buco nella roccia che potrebbe condurre ovunque. Tuttavia, null’altro è che l’entrata della terrazza prospiciente l’Eremo. Infatti, tornata a far capolino dopo momenti di nero assoluto, la luce disvela davanti ai nostri occhi, letteralmente scavato in un versante della montagna, l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. Il complesso si compone di due edifici, perfettamente conservati (al punto che sulla porta d’ingresso è ancora ben visibile una parte di un affresco raffigurante Cristo e la Vergine Maria): nel primo locale, la Chiesa, è presente un altare e, in una nicchia celata, viene conservata la statuetta lignea di San Bartolomeo (per i devoti “Lu Sandarelle”); nel secondo è invece possibile ammirare la piccola e spartana cella eremitica che fu luogo di silenzio e preghiera di Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V. Così nascosto, mimetizzato nella natura circostante, eppure così capace di coinvolgere l’occhio del gitante. Una clausola del millenario patto di non belligeranza tra uomo e natura. 

È tempo ora di uscire dalla storia e tornare sul tracciato, andando ad ammirare dal basso la straordinaria costruzione. Tramite ripidi e scoscesi gradini, non dotati di alcuna protezione, scendiamo la Scala Santa perdendo rapidamente quota. Ad attenderci un enorme blocco di roccia, al quale è stato affidato il compito di ponte, che permette il transito sul torrente dall’una all’altra sponda della gola, della valle. Tra felci e arbusti, risaliamo il ripido pendio dirimpettaio alla zona sopra-descritta, e arrivati, non senza fatica, in cima: voilà, che vista! Dal terrazzamento di vetta, la veduta si apre su tutto il vallone appena percorso e sulla compatta parete rocciosa ecco spuntare, perfettamente mimetizzato, l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. Una cartolina da appendere al filo dei ricordi.  

Al paesaggio abruzzese, come ormai abbiamo imparato a sapere, piace cambiare. Così, date le spalle all’eremo, l’occhio stranito fotografa un ambiente completamente diverso: brulli pascoli, mucchi di sassi frutto dello spietramento dei campi, recinti confinari e terrazzamenti, vallecole un tempo coltivate. Il tutto protetto dalle alte vette circostanti: il Monte Amaro, l’inconfondibile Rapina e la classica forma trapezoidale del Monte Morrone. Qui la carrareccia trova conclusione. D’ora in poi si proseguirà su strada sterrata e asfaltata. Pochi minuti di cammino bastano a raggiungere il complesso agro-pastorale della Val Giumentina. 

 

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Tra i diversi complessi agro-pastorali sparsi sulla Majella quello presente in loco è uno dei più caratteristici, in quanto contiene la capanna di pietra (‘Tholos’) a secco più grande mai costruita nell'intero Abruzzo: la struttura principale a pianta tonda, infatti, è costituita da una capanna a gradoni concentrici che si sviluppa su due piani, dando vita ad una costruzione che oltre ad essere la più imponente è anche l'unica ad avere più piani. Il complesso è visitabile grazie all’Ecomuseo del Paleolitico della Val Giumentina.   

Lasciato il ‘Tholos’ alla sua immutabilità storica, proseguiamo giungendo in quella che è a tutti gli effetti l’ultima curva dell’hiking. Incontriamo, dapprima, la Fonte Cugnoli (un abbeveratoio dal quale animali al pascolo e selvatici possono dissetarsi) e subito dopo la Grotta del Brigante. In prossimità della prima curva a destra, ben segnalata, troviamo l’indicazione per raggiungerla. Niente più che un vero e proprio buco nel terreno, si riteneva che essa fosse stata usata come nascondiglio da fuorilegge. La Majella, infatti, è stata, storicamente, un rifugio per i soldati dispersi dell'esercito borbonico, per fuorilegge, evasi e delinquenti comuni, impegnati a procurarsi bottini ed a compiere violenze. Lecito era aspettarsi qualcosa di meglio. Passato così anche l’ultimo checkpoint del nostro itinerario, purtroppo non rimane che rincasare al parcheggio nel centro di Roccamorice. Laddove una birra fresca e gustoso gelato saranno pronti ad attenderci.  

La chiosa vorrei lasciarla alle immagini, ma mi concedo un ultimo appunto. Questo Trekking è l’esempio perfetto di come in 15km di cammino possano collimare i più disparati interessi: naturalistico, storico, floristico, fino a giungere all’immancabile paesaggistico. È l’esempio, anzi la dimostrazione di come il patto di non belligeranza tra uomo e natura possa dare meravigliosi frutti, come l’Eremo di San Bartolomeo in Legio. È, infine, la prova che la natura è sempre lì, pronta a riaccoglierci nel suo alveo materno: starà all’uomo, a noi uomini, non respingerla con forza, provocandole del male. 

 

Caratteristiche Tecniche:

  • Lunghezza: 14,5 km
  • Durata: 4h 30min
  • Dislivello totale: 1450m
  • Difficoltà: E
  • Punto più basso: 483m 
  • Punto più alto: 803m 
  • Periodo Consigliato: Estate – Primavera – Autunno 

 

Tempi di percorrenza: 

  • Roccamorice – Eremo di San Bartolomeo in Legio ? 1h30min
  • Eremo di San Bartolomeo in Legio – Ecomuseo Val Giumentina ? 1h10min
  • Ecomuseo Val Giumentina – Fonte Cugnoli ? 0h20min
  • Fonte Cugnoli – Grotta del Brigante ? 0h20min
  • Grotta del Brigante - Roccamorice ? 1h10min

 

Come arrivare?

In Macchina: 

DA ROMA/Percorrere l’autostrada A24 fino al casello di Alanno Scafa, poi proseguire sulla Statale 5 in direzione Scafa. Poco prima del paese virare a sinistra in direzione Pianapuccia fino a raggiungere Lettomanoppello. Da qui seguire le indicazioni per Roccamorice. 

Parking: è possibile parcheggiare al centro del paese di Roccamorice.

Mezzi Pubblici: la partenza del sentiero è raggiungibile tramite autobus di linea che collegano Chieti/Pescata a Roccamorice.

Ed infine, CONSIGLI UTILI:

Approvigionamento acqua: non vi sono punti di erogazione nel corso dell’itinerario, quindi rifornirsi del necessario all’inizio, tenendo presente anche i tanti punti esposti ai raggi solari

Aree Attrezzate/Punti Ristoro: non sono presenti punti ristoro lungo il percorso

 

Buona camminata. Daniele Izzo

Clicca qui, per la slidegallery completa dell'itinerario.

 

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