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Cape town

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16 Jan 2019 07:45 #6193 by Livia
Replied by Livia on topic Cape town
Grazie, Scarborough è un posto che amo molto. Quest’anno avevo detto che le onde le avrei guardate negli occhi, anziché abbassare lo sguardo intimorita come l’anno scorso ed è stata una bella sensazione.

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15 Jan 2019 11:56 #6192 by Grit
Replied by Grit on topic Cape town
ciao Livia,
gran bel report e complimenti per la tenacia.

MI piace molto la foto "4scarborough" nella quale stai entrando e si vede sullo sfondo un'onda sui due metri, sembra ci sia quell'esitazione di fronte ad un'adrenalitica sfida.
:P ;) :cheer:

Un saluto
B.

Tavole: Tabou Rocket 125 / JP FSW 98
Vele: Simmer 4.0 / Neil Pride NR 4.5 / Simmer Icon 5.0/ Neil Pride Ride HD 6.5 / Loft Sails Oxygen 7.9

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14 Jan 2019 14:11 #6188 by ita4012
Replied by ita4012 on topic Cape town
Ciao Livia, io vorrei massimizzare questa vacanza dal punto di vista del windsurf. Vado lì per imparare a fare waveriding più seriamente. Quindi, le onde voglio prenderle, ma voglio prenderle in spot che perdonino gli errori.

Per imparare a cavalcare le onde, bisogna provare a surfarle a ripetizione, e bisogna poter essere frullati, anche più volte, senza doversi preoccupare troppo. Voglio dire, oltre ai rischi della frullata in sè, non voglio continuamente preoccuparmi di rischiare di andare a rocce e spaccare tutto. Sennò, altrimenti finisco per surfare di conserva e non provare più di tanto.

Inoltre, credo che 3 ore di frullate in sicurezza siano più didattiche (e divertenti) di mezz'ora di surfata in condizioni di sopravvivenza in uno spot al di sopra delle mie capacità.

Sabato 19 (mio primo giorno in acqua in SA), se fa Sud come sembra (ed onda importante), mi sa che partirò da Melkboss, o Yzerfontain, o Paternoster.

Vi aggiornerò.

Ciao. Fabio

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11 Jan 2019 21:44 - 13 Jan 2019 20:31 #6165 by Livia
Replied by Livia on topic Cape town
Sorvolando sul fatto che avevo fatto un Orrore di ortografia vergognoso, per fortuna riconosciuto e corretto, non sono del tutto d’accordo sul Capo.
L’ho provato più volte ed è meno “grande” di quel che sembra, “basta” non andare sottovento.
Sì per Sunset alla mattina, dalle undici in poi; dai che sei più pronto di quello che ero io l’anno scorso.
Last edit: 13 Jan 2019 20:31 by Livia.

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11 Jan 2019 20:14 - 11 Jan 2019 20:58 #6164 by ita4012
Replied by ita4012 on topic Cape town
Che dire, Livia..... Gran bel report, che sarà una delle mie guide da venerdì prossimo in poi! Ti siamo infinitamente grati per averlo condiviso con noi. Sei determinata, e coraggiosa. E progredirai ancora.

E sta tranquilla... Personalmente, vado giù per divertirmi, senza correre rischi al di sopra delle mie possibilità. Ed gli spot del Capo, per ora, penso che li eviterò. Il mio consigliere personale, Sergio, frequentatore del Sud Africa da anni, mi ha consigliato:

"Fabio Waterwind parti sempre da sunset la mattina. va da zero in su, puoi decidere sempre quando fermarti o spostarti a big bay, melkbos, yzer... al capo aspetterei un po’, magari vai a dare un’occhiata o prova platboom se gira da nw ed è piccolo".


Grazie ancora. Fabio

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Last edit: 11 Jan 2019 20:58 by ita4012.

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11 Jan 2019 18:20 - 15 Jan 2019 14:24 #6163 by Livia
Cape town was created by Livia
Normalmente i ringraziamenti vengono alla fine di ogni “storia”, ma….
Grazie di cuore a due Maghi per il loro affetto, sostegno e per avermi controllata e trattenuta;
grazie a tutte le donne che ho conosciuto in questa magica esperienza, loro mi hanno dato grande energia;
grazie ovviamente a Fabio Calò e Nanni Griffini, per le lezioni fuori e dentro l’acqua, a tutti i compagni di viaggio che ho conosciuto ed ammirato durante lo stage, agli amici che dall’Italia mi hanno sostenuta ed incoraggiata.
Sembrano quasi i ringraziamenti di una pro, mentre sono “solo” i ringraziamenti di una che … innegabile oramai…. È proprio matta per il windsurf.
Un abbraccio… ci si vede in acqua.

Premessa:
Incontro spesso tante persone che viaggiano in giro per il mondo e molte di queste mi hanno detto che non si sentono ancora pronti per il Sud Africa. Eppure il Sud Africa, se non si ha paura di mettere in conto qualche bella frullata, non è un traguardo, ma un punto di partenza.
Quello del 2018 non solo è stato un Sud Africa speciale, che non dimenticherò mai, ma uno dei miei viaggi più belli in questi incredibili 38 anni; spero di viverne molti altri di viaggi e di Sud Africa, ma questo rimarrà certamente impresso nella mia mente come il più magico.
È il secondo Sud Africa, l’anno scorso ci sono stata per la prima volta, senza mai essere stata sulle onde, salvo qualche uscita a Sottomarina; una fatica infinita, tutto era impostato sull’uscire e sopravvivere alle centrifughe, e ricordo bene come arrivavo con la lingua fuori all’ultima onda, per non parlare delle sberle delle onde.
Prima di partire quest’anno ci ho pensato, non una, mille volte, con il ricordo dell’anno scorso ed il dubbio di aver fatto veramente il passo molto più lungo della gamba, ma alla fine sono partita.

26 dicembre.
Appuntamento alle dieci con mio padre per caricare due sacche nella sua macchina, direzione aeroporto Marco Polo di Venezia, per andare a Cape Town: un 82 litri wave trusther, 4 vele (3 e 7, 4 e 2, 4 e 7 tutte 4 stecche ed una 4,5 tre stecche da sperimentare) ed un bagaglio a mano di 7 chili. In macchina un pensiero a quando, tre anni fa, dentro ci facevo stare un 190 litri, “ma ti ricordi papà?” “ e chi si lo dimentica l’odore”. Va beh, andiamo oltre.
I primi cinque giorni sono stata con gli amici dell’anno scorso e nuovi, poi ho fatto il clinic con Fabio Calò, che consiglio, sia per migliorare, in particolare tramite i filmati, ma anche per conoscere la moltitudine di spots.
I primi cinque giorni di Sud Africa contando “solo” su di me, sono già stati una piccola avventura, ma già il fatto di ricordarmi le strade per i vari spots mi aveva dato un po’ di sicurezza.
La prima e concreta difficoltà mi avevano detto, dopo il Brasile, sarebbe stato uscire mure a sinistra.
……………….. eeee sì, proprio, come no……………………
Altro che mure a sinistra, la prima vera difficoltà è guidare la macchina, cappero, a sinistra; le precedenze, gli incroci. Grande confusione, ma ad ogni modo in poco tempo si prende confidenza, si arriva all’appartamento in condivisione con altri riders e peccato, dopo un volo perfetto con gli Emirates (in cui hanno chiuso un occhio per i 5 chili in più, con un limite di 30), vedere che hanno danneggiato la prua della tavola. Va beh, mettiamolo nel bagaglio delle esperienze: scaricate le vele, sono andata subito ad informarmi in un negozio, in Viola Road a Table View, ed il titolare mi ha consigliato di non ripararla e ci ha messo il solarex: saggio consiglio, la tavola non ha avuto problemi e sinceramente ho visto in funzione tavole molto più ferite della mia. La porterò a riparare in Italia.

Adesso, forza con il rock and roll e parliamo degli spots: Il Sud Africa è un grande parco giochi di onde, tanti spot da scegliere, tante giostre, sta alla conoscenza delle proprie capacità cosa scegliere.
Li descrivo in base all’ordine in cui li ho provati, precisando che Cape Doctor, così viene chiamato il vento, è un sud est e gli spot lavorano per lo più con questa direzione.

SCARBOROUGH: spot wave di medio livello, bisogna stare attenti perché ha rocce non solo sul point, ma anche a riva, sottovento; nel bordo di rientro bisogna metterci massima attenzione. Funziona bene con la bassa marea, che inoltre permette di vedere bene le rocce a riva.

SUNSET: spot di sabbia e punto di riferimento per tutti, in base alle sue condizioni si decide se restarci od andare altrove; se fa bene là, con il sud est, non ci si sposta altrove. Si parcheggia in una strada che si chiama Hastula way, lì ci sono praticamente tutti i riders. Ha una bellissima panoramica su Table mountain, che può dare anche spunto per valutare il vento: poiché proviene da dietro la montagna, spingendo le nuvole contro ed oltre di essa, se si vedono le nuvole “scendere” è un buon segnale. Uscire è in quell’occasione è stata adrenalina pura, avevo un ottimo ritmo e pur essendo oltre i miei livelli, mi sono divertita moltissimo.

HAAKGAT; eh, Hakgaat che dire? Uno spot wave d’eccezione, amato da tanti, anche da me che sarò in grado di viverlo a pieno tra molti anni :) . Non si può dire nulla, è da vivere.
Nel bordo di rientro bisogna fare attenzione a non finire troppo sottovento perché c’è il buco di vento e si viene mangiati dallo shore break. Quest’anno hanno iniziato a dare le multe per chi parcheggiava in strada, sulla linea gialla, circa 30 euro; il parcheggio è molto piccolo, quindi bisogna, per non rischiare, arrivare presto, con la consapevolezza che bisogna attendere sotto il sole e non c’è posto di ristoro.
Un piccolo pensiero: ad Haakgat l’anno scorso ci avevo lasciato polmoni, braccia e tanto sudore. Quest’anno non è stato da meno, ma, come per tutta l’esperienza, è stato meno faticoso ed uscirci, con il ricordo dell’anno scorso, senza quella fatica mostruosa è stata una bella emozione.

PATER NOSTER:
Ad un’ora e mezza, due per i più lenti, da Cape Town, lo spot è situato all’estremità di un paese famoso per le aragoste, è uno spot dei casi estremi, ovvero quando non fa vento a Sunset, o nei paraggi, e lavora bene con il sud ovest. Spot di sabbia, ci si può trovare belle onde lunghe su cui esercitarsi nel surfarle, ma bisogna essere fortunati; diciamo che non è lo spot preferito da tutti. le Le previsioni di windguru non sono fedeli, se dà due metri di onda, si troveranno sicuramente onde più basse.
Molti si lamentano del viaggio, più che altro il paesaggio è un po’ noioso, ma attenzione che nella parte finale alcuni amici hanno visto le giraffe (io solo mucche e pecore, uff);

CAPO DI BUONA SPERANZA:
Ups, del Capo non ho nemmeno una foto, peccato, me ne sono dimenticata.
Si deve pagare l’ingresso per entrare, 18 euro quest’anno, in molti si sono lamentati, ma è un parco nazionale unico al mondo e per fare “solo” windsurf può sembrare tanto: sinceramente, dato il viaggio, ecc, lamentarsi di spendere 18 euro per fare windsurf in un paradiso naturale…
È un posto splendido, si parcheggia sopra lo spot, si indossa la muta, poi si fa il pacchettino dell’attrezzatura e si arriva in una baia dove si arma, meglio mettersi sull’erba, per quanto sia pungente.
C’è un canale d’uscita, bisogna tenersi più sopravvento possibile, facendo attenzione alle rocce, perché partendo sottovento si rischia di venire spinti dalla corrente e dalle onde, oltre la baia; non ci sono pericoli in questo caso, ma si deve fare una passeggiata per tornare al punto di partenza.
Attenzione che l’anno scorso avevo visto che l’andare sotto vento comporta una quasi impossibilità di recupero dell’acqua ed un’ampia probabilità di rompere gli alberi; per fortuna non mi è ancora capitato, ma ogni volta che ci vado, c’è quasi sempre un cimitero di alberi rotti.

WITSAND:
Poco prima di Scarborough, il mio incubo: l’anno scorso ci ho messo due ore a fare una partenza dalla spiaggia, con il sud est, quest’anno con il nord ovest e 40 nodi (nodo più nodo meno) sono riuscita ad armare, mettere la tavola in acqua e tornare indietro.
È scomodo come posto per scaricare l’attrezzatura, paesaggisticamente è una meraviglia, sportivamente è “rognoso”, almeno a mio avviso. Ha un’ondina che rappresenta un ostacolo dal primo momento in cui si mette il piede sulla tavola: ci vuole una grande abilità, che io non ho, per partire immediatamente in planata.
Confidavo quest’anno di riuscire a farci una bella uscita, ma era veramente troppo forte il vento: qualcuno ha provato ad uscire, ma giusto per fare un paio di bordi in condizioni poco divertenti e solo di sfida alla natura ed al proprio orgoglio, con il risultato di piccoli infortuni e vele, anche nuove, rotte.
In sud africa ci sono situazioni impegnative, senza dubbio, ma si può fare tutto; quando però si esce in condizioni over power, è proprio inutile correre rischi.

Che dire, questi sono gli spots su cui mi sono concentrata in questo periodo, sono i principali, ma ce ne sono molti altri: le vele che ho usato sono state la 4,7 e la 3,7 banzai, una paio di volte la fringe 4,5 ma solo perché volevo provarla.


Cosa porto a casa:
qualche accenno di surfata, ma la strada è ancora lunga: quando avevo provato a surfare le onde mi sembrava di essere su una super onda e di fare chissà quali cose, mentre guardando i video mi dicevo “ma sta roba qua ho fatto?! Mi credevo su chissà quale onda ed invece”.
L’uscita ad Haakgat e SunSet sono state mitiche, specie quelle di Sunset con la 3,7
da adrenalina pura (filmato).
Mi è dispiaciuto su un’onda alta essere sempre stata di bolina, perché fossi andata più al lasco, l’avrei surfata, almeno un pochino, ma avevo paura e mi sono fatta mangiare; mi avrebbe mangiata comunque, ma mi sarebbe piaciuto essere più sicura e provare ad affrontarla meglio. Questo ricordo lo voglio tenere bene a mente.
Pur essendo stato impegnativo, è stato bellissimo, divertente e ricco di soddisfazioni, complici anche le trasferte di quest’anno, i consigli degli amici, dall’Italia ed in Sud Africa, senza i quali sarebbe stato tutto molto difficile ed ovviamente Fabio Calò e la sua precisione sui dettagli.
Sono gli amici che fanno la differenza in questi posti.
Un bel ricordo ha lasciato anche la temperatura dell’acqua, bella fresca.
Porto a casa, più di ogni cosa, la conferma che il windsurf è condivisione, anche se bisogna rispettare la sensibilità di chi per i più svariati motivi non può esserci.

TIPS:
Per le previsioni: windguru, windfinder.

Per il volo: tuta e scarpe da ginnastica con tutti gli strati possibili addosso perché il bagaglio in stiva sarà per l’attrezzatura ed il bagaglio a mano è di 10 chili (con Emirates).
Per il soggiorno:

Crema solare;
Tappi per le orecchie;
Casco!
muta invernale (minimo 4 millimetri, massimo 5), qualcuno usa la 3/2 perché la temperatura esterna è calda. È un azzardo, ma alla prossima occasione, ci penserò.
vestiti il minimo essenziale, e comunque caldi alla sera fa freddo.
Un buon paio di scarpe da ginnastica serviranno nelle escursioni a table mountain e lion’s head.

Nei viaggi lontani, è considerato gesto di cortesia, quando si sorpassa accendere le luci di emergenza a chi ti lascia sorpassare.

Mangiare: la colazione da Carlucci è un must, ci si incontra praticamente tutti là, anche Melissa è un luogo frequentato per la colazione;
per mangiare alla sera, Table view ha diverse opzioni, aperitivo al pakalolo post uscita, e per contemplare il tramonto, ma le serate migliori sono a casa a riprendersi da giornate molto impegnative con tutti gli amici a raccontare le proprie esperienze.


Mentre ho terminato le ultime modifiche al mio report, mi sono arrivati messaggi da alcuni amici che hanno rischiato la vita oggi per uscire in condizioni estreme: lo dico prima di tutto a me stessa, siamo intelligenti, è uno sport, non una sfida contro noi stessi ne contro madre natura, non andiamo a rischiare inutilmente.



Last edit: 15 Jan 2019 14:24 by ita4012.
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